Hard Is Ono ha scritto:Nel Main ho visto parlare del problema degli infortuni dei wrestler e della mancanza di sindacati e del fatto che se uno si rompe le palle delle condizioni di lavoro e dei ritmi e dei rischi può sbattere la porta ed andarsene.
Come sindacalizzeresti i lavoratori del wrestling?
Bellissima domanda.
Poi io non sono la persona più adatta per rispondere, eh. Sono un operatore sindacale votato a formazione di delegati e ricerca di dati, non un "sindacalista" in senso stretto (li ammiro e vorrei esserlo, anche se non sono sicuro di averne le capacità).
E' difficilissimo per me parlarne anche perchè conosco molto poco il funzionamento del pro wrestling negli Stati Uniti (o in qualsiasi angolo del mondo). Dico di più: non so nemmeno molto di come funzionino i contratti di lavoro negli Stati Uniti.
Da quanto mi pare di capire, i wrestler se lavorassero in Italia li inquadreremmo come delle micidiali "False partite IVA": formalmente sei un lavoratore autonomo, che decide come gestirsi, ma nella pratica sei un dipendente a tutti gli effetti, con una federazione che predispone il tuo calendario, il tipo di prestazione richiesta e il luogo dove questa deve espletarsi. Se ti piace bene. Se non ti piace, è perfino sbagliato dire che "sbatti la porta e te ne vai": nemmeno quello, puoi fare. Vedasi Neville, se non ricordo male. O addirittura gente che dopo la fine del contratto ha clausole di non competizione che restano in auge per mesi.
Insomma, la situazione più di merda che si possa ipotizzare.
Difficile "sindacalizzare" una situazione simile. Così come è difficile farlo con Foodora, per fare un esempio molto attuale: hai delle persone che in teoria sono lavoratori autonomi ma nella pratica sono dipendenti (e anche abbastanza schiavi).
Servirebbe un'azione di livello più alto, un'indagine "governativa" per mostrare tutte le contraddizioni del modello. Metto "governativa" con tanto di virgolette perchè ignoro quali siano gli enti preposti.
E a quel punto, preso atto della situazione di subordinazione in cui già lavorano, pretendere che tutti i wrestlers vengano assunti come lavoratori dipendenti a tutti gli effetti.
Altra strada, più sensata ma non più facile: un "sindacato di base" (per quanto li ho in simpatia, mi è perfino strano scriverlo!
). Una libera associazione di wrestlers, formale o meno che sia, che a vario titolo "tratta" con la dirigenza. Chiaro che, come ogni movimento sindacale, la sua eventuale forza è la rappresentanza: se hai Titus o'Neal (o come si chiama) e gli Authors of Pain come promotori e unici iscritti, il risultato dell'azione è scontato: licenziamento e ostracismo. Se hai i wrestler più rappresentativi che si fanno carico dell'azione, supportati da tutto lo spogliatoio, la questione è molto diversa. E può ottenere dei risultati, e magari puntare anche a costituirsi formalmente come Sindacato dei Wrestler.
Ritengo comunque la cosa molto improbabile. Quando raggiungi un certo status, fai praticamente quello che vuoi in WWE: vedi John Cena, vedi Jericho, vedi The Rock, vedi Lesnar. Sei il sindacalista di te stesso e tratti i tuoi privilegi: decidi tu quando e quanto lavorare, hai voce in capitolo sul tuo compenso, ti sei costruito alternative solide con le quali "ricattare" la dirigenza. Devi proprio essere un Santo per rivolgere i tuoi occhi verso il basso e vedere che c'è gente in giro 300 giorni all'anno, senza particolari forme assicurative, senza previdenza, senza tutele lavorative di nessun tipo. E se anche li vedi, il rischio di ragionare come qualsiasi persona sopra i 50 anni del nostro paese è molto alto: "Soffrono? Giusto così: ho sofferto pure io per arrivare qui".
Infine: un Sindacato servirebbe davvero?
Certo, se parliamo di quantità del lavoro: i ritmi a cui sono sottoposti, per quel che mi pare di capire, sono vergognosi. Si potrebbe arrivare a una riduzione della quantità e magari all'introduzione di tutele, anche previdenziali per esempio (pur sapendo che confondo realtà con finzione, il film The Wrestler dipinge un quadro spietato di cosa possa essere un ritiro dalle scene per un atleta).
Molto meno per quanto riguarda la "qualità" del lavoro di wrestler. Mi sembra un'utopia quella di vedere Triple H al tavolo con dei rappresentanti sindacali a discutere della quantità di bump nei match e della rischiosità dello stile di lotta. E non so nemmeno se farebbe molto piacere ai "rappresentati".