L’ho capito dopo diverso tempo, forse anni, in cui il mio interesse era scemato perfino nei progetti di recupero che porto avanti. La colpa in gran parte era mia che avevo iniziato, consapevole del pericolo eppure incapace di eluderlo, ad approcciare tali progetti col piglio di chi cerca l’ago nel pagliaio.
Questo purtroppo deriva da tutta quella “cultura del *****” di cui è permeato il wrestling web e che alla fine, se ci sei dentro un minimo, un po' ti rimane addosso.
C’è qualcosa di profondamente sbagliato nelle liste dei migliori match, nella celebrazione a posteriore dei soli feud sopra la media e nell’elencazione condivisa di wrestler meritevoli da seguire/recuperare. C’è qualcosa di profondamente sbagliato nella certezza che si possa riassumere un prodotto in un best of tagliando ciò che si ritiene superfluo.
L’idea che il fine di uno show di wrestling sia il *****, intesa come eccellenza di messa in scena e racconto, è talmente forte da aver dato un frame di interpretazione a tutti i fan di wrestling avvicinatisi negli anni 2000: la cornice per giudicare il presente e il passato.
Il problema di questa cornice sta però nel suo limite: è applicabile solo laddove si incontrino prodotti che possano essere ridotti al ******. Ammesso ve ne siano.
Tutto il mainstream americano mira(va) a uno spettacolo che valga i soldi spesi e stimoli a spenderne altri. Il bello di recuperare l’Attitude, di seguire la WWE o anche una ECW fino al 1999, sta in un ecosistema di character che interagiscono tra loro. Ogni settimana e poi si arriva al PPV, portando avanti una serialità televisiva non dissimile da quella della network television americana.
Prima il chi, poi il cosa.
Uno degli esempi massimi di prima il chi, poi il cosa. E c’è gente che ancora non capisce perché altra gente lo vede come un serio candidato a miglior match di sempre.
La cultura del ***** lavora all’inverso, scomponendo a pezzi e perdendo il senso dell’unità nella ricerca del cosa migliore.
Senza andare agli americani, basta prendere questo forum: attorno al 2005/2006 ci si scambiava match su Megaupload, ci si consigliava incontri che tanto puoi apprezzare anche senza aver visto nulla, il topic delle GIF era uno dei più popolari del forum, manco match interi, highlights veri e propri. Questo andazzo è ovviamente proseguito nel tempo con i tornei, momento divulgativo dove però si divulgava a casaccio (meglio di niente, d'accordo) e con le varie liste.
Mi colpì molto l’utente Casper (assieme a gigetto per me la maggiore istituzione sul mondo jappo qui dentro, roba che se tutti fossero come loro si starebbe molto meglio) nel commentare l’AJPW dei Misawa e Co. Disse, in mezzo alle usuali magnificazioni di quella fed, una roba tipo “Sì, ma non avete mai visto gli show interi”. Che è rivoluzione copernicana, qualcuno che addirittura osava contestualizzare uno dei feticci per eccellenza della cultura del *****!
Fateci caso che nessuno qui dentro, e forse non solo, si è mai cagato i ME della NJPW e tutta la deriva giapponese dell’angle del nWo con Chono e Mutoh.
John Belushi si mette in posa in una pausa di Animal House. Non so se il record tiene ancora, ma l'Observer che sto leggendo aggiornato al 2000 mi dice che è stato 7 volte headliner in show con oltre 60.000 persone e 10 volte in show con oltre 50.000, allora record assoluto. La cultura del ***** taglia un pò come capita
Se siete dei seguaci della scuola di Toronto, allora pensate che a darci il frame per incorniciare il mondo sia il modo in cui funzionano i media e non il loro contenuto. È quindi stata la rivoluzione informatica a portarci al *****. Prima le videocassette, con la possibilità di rivedere gli show, poi il web, Youtube, i match a pezzi e i link che giravano. In un colpo solo abbiamo potuto rivedere, binge-watchare, editare il wrestling, vedere il wrestling in una maniera che non c’azzeccava nulla con come quel wrestling era stato ideato e pensato per essere fruito.
Siccome il mercato e il progresso dettano la strada, la stessa WWE sul suo network offre migliaia di show frammentati segmento per segmento. Se cerchi un pezzo, lo ottieni. Ed è una comodità incredibile e allo stesso tempo, ironicamente, il modo peggiore di guardare uno show della WWE.
Uno degli elementi più odiosi della cultura del ***** è proprio l’assenza di coordinate. Conta il cosa, poco il chi, quasi nulla il dove, e stia alla larga il quando.
Meltzer, fonte fenomenale ed indubbiamente il simbolo della cultura del *****, in molti casi commentava nelle sue newsletter: Grande match, peccato che il pubblico non abbia seguito gli atleti.
Che è un concetto devastante che detta un intero modo di guardare il wrestling, perché separa quello che avviene sul quadrato da chi guarda e dalla loro impressione. Un concetto simile presuppone il wrestling come forma d’arte che esiste in sé e a sé da chi guarda.
Il limite di questo pensiero è che allora potremmo evitare di fare questo spettacolo davanti a un pubblico e trasmettere/vendere i filmati dei wrestler che fanno i matchoni tra loro in arene vuote.
Invece, se siete dalla corrente opposta, la reazione di chi guarda impatta sull’incontro perché determina l’azione del performer. Anzi, saper gestire il pubblico diviene skill primaria molto più importante di qualsiasi capacità di saper fare un suplex o anche di condurre un incontro.
Nel DVD Viva La Raza dedicato a Eddie Guerrero, Jericho introduce un incontro tra i due e si lamenta di come sia un ottima match e non se lo sia filato nessuno nell’arena. Ma lo è? Lo è davvero se fallisce nel catturare l’attenzione di chi guarda?
I motivi per cui la gente si caga un incontro sono tanti. Tra cui il chi, il come, il quando e il perché. Il cosa, come si vede, non è sempre centrale.
Mi piace il wrestling, soprattutto quello WWE. Ma non quello attuale, perché non mi interessavano i chi e trovavo inguardabile il cosa. L’ho già detto in passato, per me un match come John Cena vs AJ Styles è la morte di tutto ciò che cerco in uno spettacolo. Ma la gente è contenta, partono i This Is Awesome e quindi hanno ragione. Dieci anni prima, un fan WWE avrebbe intonato i cori Bullshit alla seconda trademark move di fila.
La cultura del ***** è perpetrata agli stessi wrestler che magari prima erano fan. Ci sta, uno che è cresciuto facendo fare i moonsault tripli alle action figure non dovrebbe pensare che un match figo si fa così? Se sa che la sua legacy passa dal numero di MOTY in una lista sul forum, non si sbatterà forse per fare match che soddisfino quei criteri. Se sa che i fan che supportano e pagano sono gli stessi che fanno quelle liste di MOTY, non si sbatterà per soddisfarli? La funzionalità a un racconto, a uno show, a un ecosistema non serve più.
In definitiva, mi piace il wrestling e mi piace pure parlarne. Ma non so di cosa stiamo parlando.