Piper’s Pit#103 – Nell’Inferno di Dynamite Kid
Bentornati ad un nuovo appuntamento con il Piper’s Pit! Spesso nel mondo del wrestling, ma non solamente in quello, bisogna scindere la dimensione pubblica da quella privata ed oggi racconteremo la storia proprio di uno questi casi, vale a dire la vicenda umana e professionale di Dynamite Kid.
Thomas Wilton Billington nasce a Golborne, in Inghilterra nei pressi di Manchester, il 5 dicembre 1958. Non particolarmente interessato alla scuola, inizia a dedicarsi, allenato da Ted Bentley, al wrestling, disciplina nella quale debutta ufficialmente nel 1975 come Dynamite Kid. Dopo i primi successi nel Regno Unito, viene notato dalla scuola di Stu Hart, che lo convince a trasferirsi in Canada, insieme al cugino Davey Boy Smith, per allenarsi nello Stampede Dungeon. In controtendenza con gli standard di allora, Billington era alto solamente un metro e settantacinque centimetri per circa un quintale di peso. Tuttavia il suo stile innovativo, che mischiava gli stili britannico, giapponese e messicano, lo misero praticamente subito in grande evidenza nel settore. Purtroppo fu in quel periodo che Thomas iniziò ad assumere steroidi e droghe, che ne condizionarono pesantemente la futura esistenza.
La vera svolta professionale però la ebbe nel 1980, quando andò a combattere in Giappone nella NJPW per la prima volta. I suoi match contro il primo Tiger Mask, Satoru Sayama, divennero leggendari ed ancora adesso sono considerati dei capisaldi della disciplina, permettendo anche alla categoria dei pesi leggeri di mettersi per la prima volta davvero in evidenza. Dopo un breve periodo nella rivale AJPW, nel 1985 arrivò la chiamata della WWF, insieme a quella del cugino, di Bret Hart e di Jim Neidhart.
Con Davey Boy Smith formò il leggendario tag team dei British Bulldogs, che conquistarono i titoli di coppia a WrestleMania II contro i Dream Team. Purtroppo un grave infortunio alla schiena di Thomas li costrinse alla perdita dei titoli, titoli che non riconquisteranno mai più. I due inoltre erano conosciuti per commettere veri e propri atti di bullismo nei confronti dei colleghi meno esperti, cosa che li rese invisi a molte persone. Inoltre durante un match con una coppia di jobber, Billington colpì talmente forte un allora sconosciuto Mick Foley, costringendolo a non poter mangiare cibo solido per un paio di settimane. Il più celebre problema si ebbe però con Jacques Rougeau, che Dynamite Kid colpì violentemente a tradimento negli spogliatoi dopo un loro match. Ripresosi dall’infortunio, Jacques preparò la sua vendetta e fece saltare quattro denti al rivale. Sentitosi tradito dalla WWF, che non aveva preso provvedimenti contro il canadese, l’inglese abbandonò la federazione.
Nel frattempo era però diventata molto seria la sua dipendenza da steroidi, alcol e cocaina, cosa che gli fece sovente perdere il controllo con la moglie Michelle, sorella della moglie di Bret Hart, che picchiava senza ritegno anche davanti ai suoi tre figli. Ritornato a combattere in Giappone, il suo fisico però era ormai a pezzi ed annunciò così il suo ritiro il 6 dicembre 1991 al Nippon Budokan di Tokyo, in un’arena che gli tributò i massimi onori. Nel 1992 la moglie lo abbandonò, portandosi via i figli che non vide per vent’anni, e lui tornò a vivere in Inghilterra. Il 10 ottobre 1995 tornò in Giappone per un ultimo match, ma il suo corpo era ormai pelle e ossa, tanto che il giorno successivo in aeroporto fu colpito da un tremendo ictus, dal quale non si riprese mai più. Le sue condizioni di salute peggiorarono rapidamente, tanto che nel 1997 gli venne amputata la gamba sinistra e fu costretto a vivere in sedia a rotelle fino al giorno della sua morte, avvenuta per arresto cardiaco il 5 dicembre 2018, giorno del suo sessantesimo compleanno.
Distaccatosi completamente dal mondo del wrestling, non volle nemmeno mai prendere in considerazione una sua introduzione nella WWE Hall of Fame, mentre nel 1999 ha scritto la sua autobiografia, dal titolo “Pure Dynamite”, nel quale racconta senza compromessi tutti i suoi problemi ed i suoi eccessi. A noi resta il ricordo di uno dei più grandi atleti della nostra amata disciplina, che ha però distrutto la sua vita a causa della sua totale incapacità di gestire la propria vita privata.
“I have wined and dined with kings and queens and I’ve slept in alleys and dined on pork and beans”.
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