Storie di Wrestling: ‘The American Dream’ Dusty Rhodes vs. ‘Ravishing’ Rick Rude

Il 3 gennaio 1990, nel corso della venticinquesima edizione del Saturday Night’s Main Event, spettacolo mensile della World Wrestling Federation trasmesso dalla rete nazionale NBC, si affrontarono due veri e propri fuoriclasse del pro-wrestling, in un incontro divertente ed accattivante, reso ancora più piacevole dal commento di Dan Peterson.


Dalle mie parti non si riceveva il segnale dell’emittente TV Koper-Capodistria, per cui fino al 1990 potevo seguire la WWF soltanto il sabato sera su Italia 1, che trasmetteva il programma Superstars of Wrestling.

Ma su TV Koper-Capodistria, sulle cui frequenze a partire proprio dal 1990 inizierà a trasmettere Tele+2 (ed a quel punto si iniziò a vedere anche da me…), WWF Wrestling Spotlight andava in onda praticamente tutti i giorni.

Tele+2 rimase in chiaro per due anni, per divenire una pay-TV a partire dal 1992, ma questa è un’altra storia.

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Ho trovato curioso sentire, all’inizio di questa telecronaca, Dan Peterson che invitava i telespettatori a scrivere lettere alla redazione, che si trovava nella ex Jugoslavia!

Non avendo mai potuto seguire le telecronache di TV Koper-Capodistria, pensavo che la redazione alla quale inviare la corrispondenza fosse sempre la stessa di WWF Superstars of Wrestling, ovvero quell’indirizzo che Dan Peterson ripeteva sempre durante le trasmissioni su Italia 1 del sabato sera, qualcosa tipo Palazzo dei Cigni – Milano 2, Segrate Milano.

Si è trattato di una vera e propria scoperta per me, è proprio vero che non si finisce mai di imparare!

Tornando a Dusty Rhodes ed a “Ravishing” Rick Rude, posso dire che si trattava di due performer completamente differenti per età, fisico e tipologia.

Dusty Rhodes all’epoca aveva quarantaquattro anni (e ne dimostrava quasi sessanta), Rick Rude appena trentuno; il primo era terribilmente sovrappeso, il secondo con un fisico che poteva tranquillamente essere utilizzato come modello da Michelangelo per realizzare uno dei suoi capolavori.

I due non avrebbero potuto essere più diversi, eppure sul ring riuscivano a divertire ed intrattenere, attirando l’attenzione del pubblico dall’inizio alla fine della contesa, pur senza mettere in scena chissà quali tecniche o manovre al limite delle umane possibilità.

Questo perchè si trattava di due assoluti fuoriclasse che avevano compreso da anni che l’essenza del pro-wrestling è quella di far divertire gli spettatori con il linguaggio del corpo, renderli partecipi facendoli sentire parte integrante della contesa.

Questo è il modo di fare pro-wrestling che piace a me, oggi come ieri, perchè a differenza di quello che in tanti pensano, io non passo le mie giornate a riguardare incontri di quaranta anni fa.

Li ho già visti all’epoca e non mi piace rivedere roba che ho già guardato, questi video li pubblico qui sulla mia pagina soltanto perchè mi servono come spunto per raccontare le mie storie.

Il pro-wrestling che guardo io ogni giorno è quello del 2024, la WWE trasmessa su DMAX Italia e su discovery+ ogni settimana, e negli show che vedo in TV cerco proprio quel tipo di intrattenimento che, a dispetto di quel che pensano in tanti (che hanno smesso di seguire il wrestling anni fa), esiste ancora, soprattutto alla WWE.

Dal vivo è ancora meglio, lo si gode ancora di più (ne ha avuto una prova chi ha assistito al magnifico show della WWE a Bologna lo scorso 1 maggio), ma anche in TV lo si può contemplare.

Badate bene che per “intrattenimento” non mi riferisco ai monologhi ed ai segmenti parlati, quelli mi fanno venire voglia di cambiare canale quando durano più di tre o quattro minuti.

Parlo degli incontri.

Non mi interessano i match che ottengono le cinque stelle da Dave Meltzer, anzi, mi annoiano già dopo un paio minuti che li vedo.

La quasi assenza di psicologia, quella ricerca dello “spot” a tutti i costi, quelle sequenze di manovre coordinate che ricordano più la coreografia di un balletto piuttosto che un combattimento, francamente non mi dicono nulla.

Comprendo che ci sia chi li apprezza e li rispetto, per questo sono felice che ci sia la All Elite Wrestling ad accontentare i loro gusti che sono così differenti dai miei, in questo modo non avranno la pretesa che sia la WWE a snaturare il proprio stile di wrestling per venire incontro alle loro esigenze.

Per cui, lunga vita alla AEW, anche se a me non piace.

Perchè di una cosa sono certo: se al posto di un match come quello tra Dusty Rhodes e “Ravishing” Rick Rude, trentaquattro anni fa ne avessi visto uno con Will Ospreay e Kenny Omega, non mi sarei mai innamorato del pro-wrestling.

Se desidero ammirare atleti e gesti tecnici, preferisco guardarmi un vero sport da combattimento, una competizione sportiva reale.

Dal pro-wrestling non voglio atleti, ma personaggi, non esigo tecnica, ma carisma e personalità, non cerco una coreografia di manovre eseguite in sequenza alla perfezione senza neanche uno sgarro (che altrimenti viene definito “botch”, come se in un vero incontro tutto filasse sempre liscio…), ma intrattenimento e divertimento.

Quindi è un bene che nel panorama del pro-wrestling ci sia un’ampia scelta e che ognuno possa seguire ciò che più si adatta ai propri gusti, l’importante è farlo sempre con rispetto verso le passioni degli altri.

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Scritto da "Titan Morgan" Manuele Poli
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