The Hard Truth #7 – Vero come la finzione!

The Hard Truth

The Hard Truth #7 – Vero come la finzione!Immaginate un fulvo Sansone dalla pelle color alabastro vibrare un braccio affilato come un’ascia danese, decapitando senza pietà il cattivo che sopraggiunge. Raffiguratevi un bronzeo Golia fendere l’aria col palmo polverizzando la testa del nemico con la forza di mille monsoni ruggenti. Fingetevi nel pensiero il Guerriero supremo sollevare con i suoi bicipiti l’intero peso del globo e rovesciarlo al tappeto, aprendo un buco nero al centro dell’universo. E’ wrestling, ragazzi! Beatevi della gioia, del fremito e della meraviglia che vi colmano l’animo davanti allo sport più bello e reale del mondo.


“E’ tutto finto, è un branco di stuntmen e attori che mettono in scena un repertorio di trucchi e simulazioni circensi. Nessuno combatte sul serio. E’ solo una recita. Nessuno si fa male.”

Quante volte l’ottuso smartone di turno si è pavoneggiato con voi della sua sagacia farlocca ? Quanto spesso i combattenti più pericolosi in circolazione sono stati degradati al rango di clown? Svanita è la fulgida estasi di quando ingrossavate le fila del popolo eletto dei mark; il divertimento è un mero ricordo, e in gola vi resta un sapore amaro di frode, e la constatazione di un grigio e avvilente futuro. Eppure non osate ribattere agli haters malvagi, perchè internet vi ha condizionato a credere che la ragione sta dalla loro parte, e la disciplina non possa sfuggire al suo destino di triste e misera farsa. Ebbene, il nostro sconforto adesso finisce. Da oggi non dovrete più vergognarvi di seguire la Cenerentola di tutti gli sport. Da adesso saprete come rispondere ai troll farabutti che fanno sberleffi della nostra grande passione. In che modo? Togliendo loro la forza di esistere.

“E’ un film, un teatro, un circo, una soap-opera, una serie tv, un balletto, uno spettacolo di cascatori!”. Ci sono decine di modi per tentare di definire la disciplina, quasi sempre insolenti e oltraggiosi, ma nessuno ne riesce a cogliere appieno l’essenza. La ragione per cui il wrestling riempie indefesso le arene fin dai primi del Novecento è la sua natura di dura e legittima competizione. Il Cirque du Soleil non mette in scena rappresentazioni sportive con vincitori e vinti. I film non si svolgono dal vivo e in diretta davanti a un pubblico vero e pagante. Da che mondo è mondo nessuno si è infortunato nella simulazione di una battaglia teatrale. Le soap e le serie tv di certo non hanno cinture mondiali che premiano i migliori attori sul set. Si può provare a limitarla, ad incasellarla, ma la lotta libera professionistica trascende tutte queste accezioni. E’ qualcosa di unico, di speciale, di superiore a qualsiasi mistificazione con cui la si prova a buttare giù.

“Ma dai, vuoi mettere con MMA e boxe dove si menano davvero?” esclamerà il denigratore borioso, già certo di coglierci in scacco. Ma il wrestling è ben più logorante e pericoloso degli altri sport da combattimento. I fighter combattono al massimo 3 volte l’anno e passano le loro giornate tipo ad allenarsi in palestra con sparring-partner ben addestrati. Indossano guantoni, caschi, paradenti, fasciature alle mani per evitare di farsi male o essere danneggiati da un pugno casuale. Si infortunano raramente e possono riposare per mesi dopo le fatiche di una battaglia. Guardate invece la vita meschina che fanno i poveri wrestler. Sono impegnati ogni anno in centinaia di match, molti dei quali estremi e sanguinosi, senza possibilità di riprendersi dall’esaurimento fisico e mentale. Non hanno protezioni di alcun tipo per rendere i colpi meno violenti, sono soggetti a traumi cranici e commozioni cerebrali che li tengono a lungo fuori dai giochi. Cadono continuamente dall’alto su superfici dure, a differenza di pugili e fighter che stanno coi piedi ben piantati per terra, e si procurano lesioni che possono portarli a paralisi.

“Ma non lo vedi che i colpi sono fasulli? Conoscono in anticipo la mossa dell’avversario e stanno bene attenti a non sfiorarsi neanche” aggiungerà il nostro troll detrattore, avvezzo alla visione delle simulazioni calcistiche. Ma qui dobbiamo avere il coraggio di ribellarci. La gente si ammazza sul ring, si maciulla, si sfigura proprio perchè certi strike sono impossibili da frenare. Mostriamo all’idiota i milioni di casi in cui un pugno, un calcio, una ginocchiata sferrata con troppa veemenza ha prodotto profonde ferite e contusioni. Indichiamogli un lottatore dal petto sfregiato e sanguinante per una serie di semplici ma mortifere sberle. Facciamogli presente che anche una mossa banale e ordinaria può nascondere insidie che ucciderebbero un uomo comune. Una persona normale, non atletica, priva di preparazione agonistica non potrebbe salire sul quadrato senza lasciarci la pelle. Per quanto si tenti di diffamarli e ridimensionarli, i wrestler sono davvero gli atleti più tosti e resistenti sul verde pianeta di Dio.

“Ma questo non toglie che le cadute siano decise a tavolino e preparate!” insisterà il nostro nemico colto sul vivo. Tutte balle. Sono proprio questi incidenti il nostro migliore argomento a favore. Nessuno mi persuaderà che si possa obbligare una persona a gettarsi dalla cima di una gabbia, rischiando di spezzarsi la schiena e l’osso del collo, solo perchè la folla balzi in piedi all’unisono esalando un GASP di stupore. I bump mozzafiato di Foley non sono attestati del suo valore da intrattenitore, ma sono avvenuti suo malgrado all’interno di un certame infernale che mette in pericolo la vita delle persone. E’ Undertaker l’autentico eroe da acclamare per avere avuto la parte attiva in quell’Hell in a Cell. I wrestler pur di vincere sono disposti all’inenarrabile, anche a lanciarsi da una balaustra da quattro metri di altezza o a buttare di sotto il proprio rivale, ed è questo a rendere la tenzone impossibile da falsificare.  Non si può fingere la gravità.

“Mettiamo che a volte i colpi siano veri e ogni tanto qualcuno si faccia male. Ma come la metti col fatto che i risultati siano predeterminati?” balbetterà il provocatore ormai in affanno evidente. Ma la domanda contiene già la risposta. Se la lotta non è finta, se le mosse infliggono danno e dolore come si può sostenere che la gente conosca in anticipo il proprio fato? Sarebbe facile allora organizzare i match come le risse dei film di Bud Spencer, dove la gente si capitombola a terra senza essere sfiorata e il rumore dei colpi è dato da musiche ed effetti sonori. Perchè sostenere un incontro già scritto rischiando pure di farsi male? E qui sta l’altro corno del dilemma. I maggiori guadagni, il tifo più grande, i premi e gli elogi su siti e testate sportive spettano proprio a coloro che vincono i match importanti. Perchè un lottatore dovrebbe accettare di restare uno squallido lowcarder perdente senza effettuare il salto di qualità? Non è più logico pensare che ciascuno combatta seriamente secondo le sue capacità, cercando di prevalere come meglio gli riesce?

E a ben vedere, il concetto di “predeterminato” è assai più offensivo di quello di “finto”. Vi ho già parlato di come il wrestling sia anche spettacolo, di come gli atleti assumano il ruolo di showmen cercando di coinvolgere il pubblico. In un incontro possono esserci sequenze non dico coreografate ma eseguite con il benestare altrui, e un wrestler cerca se può di non ostacolare il flusso dell’azione, non rifiutando di farsi lanciare sulle corde per un Irish Whip. Lo spettatore si aspetta un minimo di movimento e non vuole rompersi i cocomeri a guardare due bestioni che si bloccano a terra in una Headlock per due ore. Ma al dunque, quando la folla ha avuto la sua parte e la stanchezza inizia a farsi sentire, il lottatore cambia atteggiamento e colpisce sul serio il rivale con le mosse decisive, perchè solo la vittoria gli porterà reali vantaggi economici e di popolarità. Istrioni? Sì. Animali da palcoscenico? Sì. Attori che seguono un copione? Assolutamente no.

“Ma ho visto video con lottatori che si sussurravano all’orecchio la mossa da eseguire! Ho ascoltato racconti di come le Superstar preparavano i match! Ho seguito podcast di ex-combattenti che riducevano il business ad una manfrina di saltimbanchi!” bofonchierà lo smartone sull’orlo del pianto, ridotto a larva umana orba di certezze e completamente alla nostra mercè. Compatitelo e ditegli di svegliarsi, di sviluppare un cervello che sia solo suo, perchè crede solo a ciò che LORO vogliono fargli credere. Preferisce non fidarsi degli accadimenti che vede con i suoi occhi, per abboccare a ridicole teorie complottistiche mai provate nella vita reale. C’è tantissima gente che ha vantaggi a negare al wrestling lo status di competizione legittima, e a sfruttare faciloneria ed ingenuità degli incauti nerdoni da web, per vivere di rendita sulle loro spalle grassocce. Solo pochi individui di acume finissimo sfuggono a questo triste destino.

E siamo noi che ridiamo per ultimi alla fine dei giochi. Nessun sicofante potrà più farci vacillare nelle nostre certezze: dalle ceneri della nostra vergogna scaturiranno orgoglio e baldanza, e letizia e sollazzo ci conforteranno fino alla fine dei tempi. Perchè sul wrestling non si può scherzare. E’ lo sport perfetto, la lotta definitiva, dove tutto è valido, tutto è possibile e lo spettacolo può fondersi e scendere a patti con l’efferatezza. Ciò che fa sobbalzare il cuore di un bambino e ridere di gioia il Fanciullino dentro di noi. E’ vero come la finzione. La materia di cui sono fatti i sogni. E se di menzogna si tratta, è meglio inforcare gli occhiali della fantasia e migrare nel mondo fatato insieme a folletti e unicorni, invece di affrontare ogni giorno una realtà che ci annoia e deprime.

E non vi piacerebbe che questa fosse la verità?


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Scritto da Federico “Colosso” Moroni
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