Eccoci di nuovo insieme. Si torna in Canada, proprio nello SkyDome, dove dodici anni prima si erano affrontati Hulk Hogan e Ultimate Warrior. E anche questa volta, il match di punta vede Hulk Hogan, nel match denominato “Icon vs. Icon”, che non è il main event solo perché il match finale deve essere quello per il titolo mondiale, tant’è vero che non fu così solo nelle edizioni numero 1 e numero 11.
L’edizione numero 18 viene pubblicizzata come “The Absolute Best Ever”, che come ormai sappiamo, è un abitudine mai perduta dalla compagnia, cioè il voler promuovere tutto come “first ever” e “biggest”, “greatest” e quant
altro. Anche quest’edizione vede una serie di debutti e alcuni grandi ritorni, quelli dei tre fondatori della nWo in primis, ma anche quello di Ric Flair. In più, c’è tanto hype per Triple H, che aveva saltato gran parte del 2001 per un grave infortunio al quadricipite. Avendo vinto la Royal Rumble, va quindi a sfidare il primo Undisputed Champion della storia, che in questa faida, purtroppo, passa in secondo piano perché la vera faida è tra HHH e Stephanie, anche se i due sono una coppia vera dietro le quinte e si sposeranno nel 2003. Ma on-screen, erano in procinto di divorziare.
Questa edizione rimarrà nella storia come l’ultima WrestleMania con il marchio WWF (World Wrestling Federation), poiché a maggio dello stesso anno, il World Wildlife Fund vincerà la battaglia per l’abbreviazione “WWF” e spingerà la compagnia di Stamford a cambiare nome. Sotto lo slogan “Get the F out!”, il marchio cambia da WWF a WWE (World Wrestling Entertainment), che sarà molti anni motivo di lamentela per gli appassionati, che dovranno accontentarsi di versioni altamente modificate di eventi storici, dove il logo “WWF” è pixelato o sfocato, e la parola “WWF” sarà resa inaudibile.
Gli acquisti calarono rispetto all’anno precedente, ma erano ancora di un’altezza notevole: 860.000. La vendita dei biglietti, invece, ricavò 3,85 millioni di dollari. Che cosa aveva in serbo, lo show? Andiamo un po’ a vedere. Dallo SkyDome di Toronto, Ontario, Canada…
WrestleMania X8
È il 17 marzo 2002, gli spettatori sono 68.237. Al commento, come sempre, JR e Jerry Lawler (riassunto dopo la rottura del matrimonio con The Kat, che fu la casa principale della sua dipartita nel 2001) per il pubblico inglese, mentre per quello spagnolo ci sono, come al solito, Hugo Savinovich e Carlos Cabrera. Invece dell’inno nazionale, si esibiscono i Saliva nel loro brano “Superstar”, che è la theme song dell’evento.
A Sunday Night Heat, che ha fatto da preshow, i nuovi Too Cool (Rikishi, Scotty 2 Hotty e Albert) hanno sconfitto il rientrante Mr. Perfect, Lance Storm e Test.
Per il secondo anno di fila, l’opener è il match per il titolo intercontinentale, ed è la seconda volta di fila che, a farne parte, c’è William Regal. Stavolta, è il campione in carica. Lo sfidante è Rob Van Dam, che in un match di ottima qualità, si laurea campione intercontinentale.
Nel secondo match, si scontrano Diamond Dallas Page e Christian, con in palio la European Championship. DDP ha la gimmick di quello che sorride sempre. Christian, anche se è canadese, non ha l’appoggio dei tifosi in quanto heel. Il match è anch’esso ben riuscito, e la vittoria va a DDP, che conserva il titolo.
È la volta della Hardcore Championship, il cui detentore è Maven, che difende il titolo dall’assalto di Goldust, da poco rientrato nella compagnia di Stamford. Siccome è ancora in vigore la 24/7 Rule, entrano nella mischia altri lottatori e scoppia il caos, nel quale Spike Dudley che ruba la vittoria e si laurea campione, ma viene quasi subito attaccato da Hurricane, che lo schiena e gli toglie quindi il titolo. Non finisce qui.
Il prossimo match vede Kurt Angle sconfiggere Kane con un roll-up dopo un match anch’esso ben riuscito.
Poi, assistiamo ad un match che, dato lo starpower dei due partecipanti, avrebbe tutte la carte in regola per essere uno dei migliori dream match mai messi in atto. Ric Flair fa il suo grande ritorno (da lottatore) all’interno di un ring WWF dopo la bellezza di dieci anni. Il suo avversario è The Undertaker, che come heel e con la gimmick di Big Evil, sta facendo benissimo, tant’è che tra poche settimane, tornerà a portare un titolo maggiore alla vita. Il match (senza squalifiche) non è di certo un classico come lo saranno alcuni suoi match negli anni ’10, ma è un brawl molto ben riuscito, con un po’ di overbooking (interferenza di Arn Anderson) e sangue che scorre a fiumi, cosa consueta per un match di Ric Flair. Taker si porta sul 10-0 dopo un’ottima prestazione, e per la prima volta, anche lui riconosce la sua striscia vincente, segnando con le mani un “10”.
Il ragazzino che aveva assistito a WrestleMania 6 (nella stessa arena) come tifoso, adesso è cresciuto e sale sul ring a sua volta. Si tratta di Edge, che viene accolto dal pubblico di casa con un boato. Il suo avversario è Booker T, che appare per la prima volta a WrestleMania. Il match è decente ma di breve durata, ed è proprio Edge a prendersi la vittoria.
Nel backstage, Mighty Molly attacca Hurricane alle spalle e lo schiena, diventando campionessa Hardcore.
È ora della prima parte della battaglia WWF vs. nWo. Stone Cold Steve Austin affronta Scott Hall, che è accompagnato da Kevin Nash. Anche questo match è piuttosto breve, e fa storcere il naso ai fan di Austin, che è chiaramente in un ruolo assai minore rispetto a quello dell’anno precedente. La parte più memorabile è il selling della Stunner da parte di Scott Hall, che si lancia all’indietro. Forse uno dei migliori selling della mossa. Stone Cold si aggiudica la vittoria, ma il suo ruolo all’interno della compagnia diminuisce notevolmente nei mesi a venire, tant’è che si renderà protagonista di un no-show, andandosene a casa invece di apparire a Raw, dove avrebbe dovuto affrontare Brock Lesnar. La sua vita privata sarà maggiore punto d’interesse, in quanto verrà accusato di violenza domestica ai danni della moglie Debra.
Il match successivo è un Four Corners Elimination Match per i titoli di coppia, detenuti da Billy (Gunn) & Chuck (Palumbo). I campioni conservano i titoli in un match deludente, sconfiggendo gli APA (Faarooq e Bradshaw), gli Hardy Boyz e i Dudley Boyz. Da notare l’esibizione dei Saliva che eseguono la canzone d’entrata dei Dudleys, “Turn the tables”. Il match, tuttavia, è tutto da dimenticare. Sembra strano dirlo, quando sono coinvolti Dudley Boyz e Hardy Boyz. Ma tant’è…
Nel backstage, Christian schiena Mighty Molly ed è nuovo campione Hardcore.
Dopo, segue il match per il quale quest’edizione è ricordata. The Rock (face) se la vede con Hollywood Hulk Hogan (heel) in un match destinato a essere un passaggio del testimone. Già dal primo momento, l’atmosfera in arena si intensifica di molto. Lo staredown di due delle più grandi superstar di sempre è forse il primo ad eguagliare come minimo lo storico momento in cui lo stesso Hogan si trovò faccia a faccia con André The Giant. Dal punto di vista del lottato, è un match mediocre (e da Hogan, non ci si poteva aspettare di più, francamente), ma non c’è dubbio che si tratti di uno dei match più grandi di tutti i tempi, grazie ad un pubblico che ha, di fatto, spinto The Great One a modificare l’andamento dello showdown, adattando la propria tattica è comportandosi leggermente da heel, visto che i tifosi osannavano Hogan. La vittoria va al People’s Champion perché era doveroso. Nel post-match, arrivano Nash e Hall che se la prendono con Hogan per aver stretto la mano a The Rock. Il Brahma Bull da man forte a Hogan e scaccia la nWo, poi festeggia insieme a Hulk, chiedendogli di fare le sue mosse con le quali aveva concluso le prime nove edizioni (eccetto la quarta) dello Showcase of the Immortals. Per la gioia del pubblico, Hogan finalizza il suo turn face dopo un match unico e irripetibile nella storia. Dal punto di vista dell’atmosfera, sarebbe un 5 Star Classic, ma il voto complessivo lo porta alle 3 o 4 stelle, che poco importa perché è stato un match che non dimenticheremo mai e di cui si parlerà ancora per molti anni.
Dopo un match così emozionante, niente può far meglio di un cooler. In un Triple Threat Match valevole per il titolo femminile, Jazz sconfigge Lita e Trish Stratus, conservando il titolo. È uno scandalo che Trish non abbia vinto di fronte al pubblico di casa, ma anche al pubblico, apparentemente, non gliene fregava niente.
Ennesimo segmento backstage, che vede Maven riprendersi il titolo Hardcore, schienando Christian, per poi scappare via a bordo di un taxi. La 24/7 Rule non era una cattiva idea, ma dopo due anni, era diventata ripetitiva e stancante. Meno male che, di lì a poco, fu abolita una volta per tutte (almeno si pensava per quasi 20 anni).
È il momento del main event. Per l’occasione, i Drowning Pool suonano una loro versione del brano “Time to play the Game”, che non suona affatto male. Chris Jericho è il primo Undisputed Champion, che si vanta (tuttora) di aver sconfitto Steve Austin e The Rock in una sola notte per diventare campione. Ma si è rivelato un campione poco credibile e quindi, era scontato che non avrebbe lasciato l’evento con le cinture WWF e WCW alla vita. Ad accompagnarlo, c’è Stephanie McMahon, che è la vera protagonista della faida. Triple H è per la prima volta un face a tutti gli effetti dopo tre anni da top heel.
Il match non è male, ma al pubblico importava di più quello tra Hogan e The Rock. I due fanno fatica a coinvolgere la folla, nonostante si tratti di due stelle di prima grandezza. Enorme pop quando HHH esegue il Pedigree contro Stephanie, ma per il resto, non sembrava affatto lo stesso pubblico che aveva assistito a Rock-Hogan. Ciò non toglie però nulla al grande momento in cui The Game schiena Y2J e conquista il titolo mondiale quasi due anni dall’ultima volta. L’edizione numero 18 si conclude con Triple H festante e con un video dei punti salienti della serata.
I match hanno avuto una durata complessiva di 1:26:47 in uno show della durata di 3:43:00, per un totale di 52,4%. Questo perché, gli ingressi dei wrestler, sono durati parecchio anche loro. E non scordiamoci i vari segmenti backstage, anche quelli della divisione Hardcore, che non fanno parte del minutaggio.
C’è una parola per descrivere questo show: decente. Non ci sono stati match di spicco, fatta eccezione per Rock-Hogan, che è stato quanto più emozionante una contesa di wrestling possa essere. Il resto era tutto di qualità da definire buona, ma nulla di grandioso e nemmeno di brutto. C’è chi considera un peccato il fatto che, ad affrontare Hogan, non sia stato Steve Austin, che rimarrà per sempre un dream match mai realizzato. Sì, è vero, sarebbe stato bello vederli in un match 1 contro 1. Ma per WrestleMania, la scelta fu giusta in quanto The Rock era la stella ancora in ascesa, mentre per Austin, il tempo stava lentamente passando, e sembra se ne rendesse conto sia lui che il buon vecchio Vince McMahon. Poi, come tutti sappiamo, The Rock scelse di andare a Hollywood, perciò con il senno di poi, il “passaggio di testimone” tanto acclamato non è servito a niente. Ma il wrestling è così, a volte. Imprevedibile. Come lo era stato anche prima, con Warrior, con British Bulldog, con Billy Gunn (vincitore del torneo King of the Ring del 1999, che non portò a nulla). E come lo sarà anche in futuro con scelte discutibili tipo Jinder Mahal campione, o Baron Corbin ultimo avversario per Kurt Angle, o quant’altro.
Per tornare a quest’edizione, il voto che merita è 5,5, perché i match disputati non erano di qualità media, ma buona. Nel senso: non guasta vederli, ma non vi perdete nulla se non lo fate. Ma la presenza di uno dei match da non perdere assolutamente, rende questo show più memorabile, e quindi vado con 6,25/10. Voi siete d’accordo? Fatemi sapere!
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Ci vediamo domani con WrestleMania XIX!
Io sono il WWE Vintage Critic, e viaggio nel tempo al posto vostro!
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WrestleMania Ratings (su 10):
WrestleMania 17 – 10
WrestleMania 10 – 7
WrestleMania 3 – 7
WrestleMania 14 – 6,75
WrestleMania 8 – 6,5
WrestleMania 18 – 6,25
WrestleMania 7 – 6
WrestleMania 12 – 6
WrestleMania 16 – 5,5
WrestleMania 6 – 5,5
WrestleMania 15 – 5,25
WrestleMania 1 – 5
WrestleMania 11 – 5
WrestleMania 13 – 4
WrestleMania 5 – 3,25
WrestleMania 2 – 3
WrestleMania 4 – 2
WrestleMania 9 – 1,5