DenisPirola ha scritto: ↑13/01/2021, 10:23
Chris Burden {che si fece sparare o che si mise dentro ad uno scatolone in mezzo ad un’ autostrada trafficata}, Gina Pane o Stelarc {giusto per fare qualche nome} lo facevano già negli anni ‘70.
Niente di nuovo.
Dai russi si può pretendere molto di più, con tutto quello che hanno da raccontare.
Anche Margolles, con la quale hai aperto il thread è un po’ troppo “sensazionalista” : va benissimo, per carità {vedi Andres Serrano degli anni ‘90, i fratelli Chapman, certi lavori di Cindy Sherman, il buon vecchio Manzoni o lo stesso Hirst, per fare qualche nome}, ma non vorrei che passasse il messaggio che l’ Arte contemporanea sia tutta “sensazionalista” o “provocatoria”.
Ci sono, per fortuna, tantissimi esempi di Opere contemporanee che non hanno bisogno alcuno di “shockare” per provocare reazioni o per essere rilevanti in un contesto tematico “forte”.
Allora, su questo vorrei proprio aprire un discorso, è chiaro che sei sul pezzo e quindi vorrei approfittarne.
Io credo che chi sappia un minimo di arte (e io mi metto tra quelli che ne capiscono davvero un minimo, non di più) sa bene che l'arte contemporanea non sia solo sensazionalista o provocatoria. Anzi, chi mette davanti la provocazione alla profondità dell'opera, evidentemente è solo un personaggio in cerca di riflettori ed è il male assoluto dell'arte, proprio perché finisce per far credere al pubblico che l'arte contemporanea debba essere sinonimo di provocazione. Il suddetto russo che ho messo su è tra questi. E infatti dicevo che non mi piace, ma che mi fa ridere (uno che si inchioda le palle alla strada mi fa ridere).
Seconda riflessione: definire l'arte è complicato. Una definizione almeno parzialmente corretta, abbastanza calzante, concepisce l'arte come rappresentazione del proprio tempo. Forse non è solo questo e forse non è neanche sempre così, però può essere un principio guida valido per orientarci anche in questa discussione: Hirst, che citi tu, lo ritengo un grandissimo coglione. Non è accettabile un simile trattamento degli animali, l'avrei potuto capire se l'avesse fatto 500 anni fa nella steppa russa, ma oggi per me è solo un demente.
Non so, credo che fin qui forse siamo d'accordo...? È su Teresa Margolles che non sono convinto, mi sembra ingeneroso annoverarla tra questi qui sopra. Lei testimonia una realtà, quella del narcotraffico messicano, che è di una violenza inaudita, che lei ha vissuto da vicino in quanto medico patologa e che tante persone attorno a lei hanno subito duramente, essendo nata a Culiacàn. Un'opera come Vaporizacion io la ritengo di una forza comunicativa enorme, ma davvero enorme. È scioccante, è vero, ma ti butta letteralmente addosso tutta la violenza, il dramma e l'angoscia di quelle vite spezzate con violenza a cui lei dà in qualche modo voce. Insomma, è un'artista in cui il messaggio è davvero la priorità per lei, quello che vuole trasmettere arriva più in profondità del "sensazionalismo" delle sue opere, ti entra davvero nelle viscere.
Il tizio delle palle inchiodate fa ridere e niente, basta. Per i prossimi post volevo mettere quello che si è chiuso in una gabbia con un coyote, quello malatissimo che ha iniziato a vivere come un cane (ora non mi vengono i nomi) e Andrea Fraser, ma non faccio troppo spoiler. A parte che sto topic non se lo caga nessuno quindi sticazzi.