La situazione in medioriente è potenzialmente incendiaria ed è difficile prevedere cosa succederà in avanti. Ma le dinamiche delle ultime settimane sono abbastanza chiare e lineari.
Negli USA Biden si è trovato nella situazione difficile di dover mantenere un supporto incondizionato a Netanyahu e contemporaneamente a cercare di frenare l'escalation, chiedere moderazione, chiedere il cessate il fuoco e in generale una via d'uscita. Questo perché l'escalation medioriente è uno dei fattori che rischia di costare a Biden la sconfitta alle presidenziali con Trump, perché una ampia fascia di elettorato di Biden (quelli che si sono turati il naso 4 anni fa nella logica di sconfiggere Trump) non hanno digerito il ruolo degli Stati Uniti nel conflitto mediorientale.
Netanyahu dal canto suo ha legato la propria sopravvivenza politica all'escalation senza fine e le difficoltà militari che dopo 6 mesi l'IDF sta incontrando nel raggiungere i risultati dell'invasione di Gaza (distruggere Hamas e riportare a casa gli ostaggi) stanno creando un enorme malcontento verso di lui in Israele. Bibi quindi gioca col fuoco e vuole stringere a sé in una morsa letale gli Stati Uniti e sa che per farlo l'escalation è la via più sicura.
E' dentro questa logica che Israele ha effettuato il raid sull'ambasciata iraniana a Damasco. Non si tratta del payback per qualche attacco o scaramuccia di anni o decenni fa, ma il deliberato tentativo di gettare benzina sul fuoco per costringere gli USA a rimanere nella regione e anzi ad aumentare il loro protagonismo lì, legando i loro destini nella regione a doppio filo con quelli della politica di Netanyahu. Questa è la scommessa di Netanyahu.
L'Iran dal canto suo ha altri problemi, esce da una lunga rivolta di lavoratori e gioventù contro il suo regime, la cui solidità e popolarità interna è stata messa largamente in discussione e ha pagato in termini di popolarità (come tutti gli altri regimi arabi della regione) la totale inazione di fronte alla guerra a Gaza. L'Iran ha tentato a lungo di evitare di farsi coinvolgere nell'escalation, ma l'aperta provocazione di Damasco era l'ennesimo schiaffo a cui difficilmente avrebbe potuto non rispondere. L'attacco di questo weekend era largamente anticipato, ma nelle modalità militari e diplomatiche, è evidente che l'Iran sta misurando ogni reazione. Di fatto ha rimandato la palla nel campo di Israele.
Vediamo un attimo nel dettaglio: L'Iran ha tentato di spiegare il suo attacco nei termini degli articoli Onu attraverso la propria "missione permanente" come molti di voi avranno letto, metto in spoiler il testo
Questo significa semplicemente che l'Iran cerca di respingere nel campo di Israele la palla della provocazione. Le dichiarazioni di Biden sul fatto che gli USA non avrebbero assistito Israele in un nuovo attacco verso Israele, vanno proprio nella direzione del tentativo di impedire l'escalatione e di reagire al tentativo del governo di Israele di trascinare Biden nel vortice.
Infine ci sono gli altri regimi arabi della regione. Come noto, soprattutto la Giordania ha sia permesso l'utilizzo dello spazio aereo, sia, pare, contribuito ad intercettare alcuni dei droni lanciati dall'Iran. La situazione di alcuni di questi regimi (Giordania ed Egitto soprattutto) è molto delicata perché le loro leadership sono molto impopolari e l'escalation in corso sta semplicemente contribuendo ad erodere il loro consenso.
Non è un caso che è diventata virale in Giordania ed in merioriente un meme di re Abdullah di Giordania con indosso l'uniforme dell'IDF e questo nonostante che le fonti governative giordane si siano affrettate a tentare di spiegare che si è trattato soltanto della difesa del proprio spazio, della propria sicurezza e della propria sovranità.
La tenuta di Giordania, Egitto e altri regimi della regione (anche dell'Arabia Saudita) sono un altro elemento che aggiunge incertezza, perché il loro eventuale venir meno aprirebbe nuovi scenari di escalation che costringerebbero gli USA ad un intervento più massiccio nella zona, se volessero continuare ad esercitare un ruolo, sui cui esiti non c'è nessuna possibilità di facile previsione di successo.